Mandorle, pistacchi e miele, conditi da tanto amore e pazienza, sono gli ingredienti fondamentali dei torroni siciliani. Una dolce storia che inizia da lontano e che è diventata un altro fiore all’occhiello della nostra tradizione culinaria.

Come capita per altri prodotti, anche quando si parla del torrone si pone il problema della scelta tra quello industriale e quello artigianale. Il processo di produzione è il medesimo. La differenza fondamentale sta nei tempi di lavorazione, che nei laboratori artigianali sono molto più lunghi. La qualità è generalmente garantita dall’utilizzo di pochi ingredienti, che però devono essere buoni. Primi fra tutti la frutta secca e il miele.

Al momento di gustarlo, un buon torrone si riconosce dal fatto che si scioglie facilmente, senza attaccarsi ai denti e lasciando la bocca piacevolmente pulita. È importante anche che la dolcezza non sia eccessiva e non copra ogni altra sensazione. Il gusto deve essere ricco e armonico, con note evidenti di frutta secca e miele.

Per quanto riguarda la consistenza, il torrone morbido non deve rivelarsi gommoso (segno che contiene gelificanti e addensanti e pochi ingredienti nobili); quello duro deve rompersi con una frattura netta, senza sbriciolarsi.

Per quanto riguarda la conservazione, bisogna tenere presente che il torrone dura dagli 8 ai 10 mesi, ma comincia a deteriorarsi già qualche settimana dopo la produzione. Se non lo si consuma immediatamente, va posto in un recipiente a chiusura ermetica e conservato in un luogo fresco a temperatura costante. Quello friabile, che è praticamente privo d’acqua, può essere conservato anche nel freezer, da cui va tolto poco prima di essere consumato.